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Società partecipate sotto i riflettori. «Tra gli aspetti portanti della riforma della Pubblica Amministrazione c’è in particolare la riorganizzazione delle società partecipate»: ha sottolineato Aldo Reschigna (coordinatore vicario della commissione Affari istituzionali della Conferenza delle Regioni e vicepresidente della regione Piemonte), che ha guidato una delegazione della Conferenza delle Regioni nell’Audizione davanti alle Commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio di Senato e Camera sullo schema di decreto legislativo in materia di società a partecipazione pubblica.
«La Conferenza delle Regioni – ha sottolineato Reschigna – collabora con Governo e Parlamento per la predisposizione di un Testo Unico sulle società partecipate che sia il più possibile qualificato agli obiettivi da raggiungere: ridurre il loro numero, migliorarne le responsabilità gestionali e razionalizzare l’intero settore. Siamo infatti consapevoli che rendere più efficiente e trasparente il sistema delle partecipate comporti non solo risparmi, ma anche il miglioramento dei servizi ai cittadini. I vincoli, i controlli e le semplificazioni che si creano nel sistema possono renderlo solo più economico ed efficiente. Quindi la Conferenza delle Regioni ritiene fondamentale questa riforma, sottolineando alcuni aspetti ritenuti migliorativi del provvedimento».
Tra i punti toccati, in particolare, «rivestono attenzione i nuovi compiti destinati alla Corte dei Conti. È da correggere in particolare il surrettizio ruolo di controllo preventivo sugli atti deliberativi delle Regioni. C’è infatti il rischio sia di ricadute di legittimità costituzionale che quello di creare altri intralci procedurali all’iter amministrativo. Si suggerisce quindi l’abrogazione della norma che dispone queste competenze alla Corte dei Conti, poiché ne snatura il ruolo istituzionale di controllo sulla corretta gestione finanziaria degli enti. Inoltre far condividere alla Corte dei Conti le responsabilità amministrative con gli enti potrà comportare anche conflitti tra il giudice amministrativo e la Corte dei Conti nel caso di impugnative degli atti. C’è anche il rischio che le stesse Sezioni della Corte dei Conti, deputate al vaglio degli atti deliberativi delle Regioni, assumano posizioni differenziate e discordanti».
Sono inoltre necessari altri approfondimenti su diversi aspetti del provvedimento. Tra questi «la necessità di tempi più graduali per l’alienazione delle partecipate nel caso di riacquisto di quote da parte della stessa società, per evitare effetti negativi sulla solidità finanziaria di società in attivo. E per quanto riguardagli esuberi di personale, si è proposto di far precedere l’inserimento del personale eccedente da accordi fra gli enti territoriali interessati, prevedendo la stipula di apposite convenzioni per favorirne la ricollocazione».
È stata inoltre evidenziata «la questione dell’applicabilità del provvedimento alle finanziarie regionali. Si tratta di organismi fondamentali nella gestione dei fondi pubblici e nella concessione ed erogazione di finanziamenti agevolati. In particolare queste società sono sottoposte a un regime diverso rispetto alle altre partecipate, che è quello dei controlli del sistema bancario. Pertanto bisogna tener conto di questa peculiarità affinché continuino ad erogare i loro servizi e a svolgere attività di intermediazione finanziaria. Aspetti che – ha rilevato Reschigna – meritano ulteriori approfondimenti. L’esclusione delle finanziarie regionali dal Testo Unico garantirebbe il mantenimento delle verifiche gestionali e il loro corretto apporto nello sviluppo territoriale».