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La componente femminile è in fase di sorpasso: nella fascia 20-29 anni rappresenta il 74% degli operatori.
Chi sono gli ingegneri clinici e biomedici italiani? Quale è la loro distribuzione geografica e di genere? Il Centro Studi Aiic ha realizzato il primo identikit dell’Ingegneria clinica italiana, prima analisi specifica su questa popolazione professionale ed il risultato è chiaro: la componente professionale più avanzata della tecnologia sanitaria è giovane, dotata di una preparazione robusta, ed è terreno di netta evoluzione della componente femminile. I dati del primo Identikit dell’ingegneria clinica italiana sono stati presentati questa mattina da Stefano Bergamasco, direttore del Centro Studi Aiic, all’interno del XVIII Convegno Nazionale degli ingegneria clinica italiana svoltosi a Roma (La salute di domani, le tecnologie di oggi (Palazzo dei Congressi, Roma, 10-12 maggio).
Chi sono dunque gli ingegneri clinici italiani? L’analisi ha offerto una serie di dati interessanti: sono 1716 i soci AIIC, equamente distribuiti geograficamente tra Nord (37%), Centro (30%) e Sud (33%); sostanzialmente equivalente è l’area di attività, tra ingegneri impegnati nell’area ospedaliera (53%) e quelli che operano nell’area dei servizi (47%). «È una distribuzione che ci conforta», ha commentato Stefano Bergamasco, «Perché anche dai freddi numeri possiamo constatare che la professione è ormai disseminata sul territorio e nelle strutture di cura in modo equivalente, a dimostrazione di una necessità di presenza professionale ormai condivisa in ogni situazione regionale». Si tratta di una professione giovane, visto che più dell’80% degli ingegneri in attività ha meno di 40 anni. La fascia più “anziana” (over 50anni) rappresenta solo il 5% degli iscritti Aiic (di questi il 90% è di sesso maschile; il 10% di sesso femminile), mentre la fascia più consistente è quella tra i 30 e i 39 anni, che rappresenta il 54% degli iscritti. In questa fascia di età già si registra il “sorpasso” femminile: il 53% sono “donne ingegnere”, a fronte di un 47% di ingegneri clinici di sesso maschile. È una professione giovane anche associativamente (basti pensare che l’Aiic è nata nel 1993, l’anno dopo del DM 29 gennaio 1992, “Elenco delle alte specialità e fissazione dei requisiti necessari alle strutture sanitarie per l’esercizio delle attività di alta specialità”, che definiva l’ingegneria clinica come “alta specialità” facendo nascere nella maggior parte degli ospedali una conseguente unità organizzativa), con forze e competenze nuove che si propongono al mondo del lavoro forti di percorsi di studi robusti e qualificati visto che quasi il 90% dei soci ha una laurea magistrale in ingegneria in molti casi specificamente in ingegneria biomedica o clinica, e di questi sono molti gli specialisti con Master o dottorati di ricerca (7% degli associati). Un dato particolarmente interessante, già anticipato: a fronte di un sostanziale equilibrio complessivo tra maschi e femmine nella composizione complessiva, la fascia d’età tra i 20-29 anni (che rappresenta il 29% degli iscritti) vede una netta predominanza della componente femminile che copre i tre quarti dei più giovani associati (maschi: 36%; femmine: 74%). Se al contrario osserviamo le percentuali all’interno della fascia d’età più avanzata (50-59anni) vediamo che in quella generazione la presenza maschile era assolutamente predominante. Lorenzo Leogrande, presidente Aiic, ha così commentato quest’ultimo dato di genere: «Anche nella nostra professione la presenza femminile sta assumendo un dimensionamento importante e centrale. È un trend che si riscontra anche in altre aree del mondo della sanità, in cui le giovani donne costituiscono l’asse portante delle nuove leve che si affacciano alle professioni. Tutto questo indica con chiarezza che la sanità si sta trasformando, acquisendo sensibilità e punti di vista nuovi, offrendo maggiore attenzione alla personalizzazione delle cure e dell’approccio al paziente».
(Panorama della Sanità)