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«Il codice degli appalti non è rigido, come alcuni dicono. Nè ha frenato le grandi opere. Lo dimostra il contrario: abbiamo introdotto meccanismi di flessibilità sotto la soglia del milione di euro, pari al 95% degli appalti. Nonostante questo, non sono aumentati».
Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (autorità nazionale anticorruzione), difende il lavoro svolto finora ma sulla corruzione non nasconde il disincanto: «Tra 15 anni ci diremo le stesse cose di oggi». «Forse negli ultimi anni c’è stata una bulimia legislativa: quante volte si è intervenuti sulle pene, ma il legislatore ha provato a mettere in campo una strategia di prevenzione mettendo l’accento sulla trasparenza – sottolinea Cantone – e la legge spazzacorrotti ha completato questo trend con passaggi positivi». Cantone giudica positivo anche «l’inasprimento delle pene accessorie» e l’introduzione dell’agente sotto copertura «che può essere utile nei casi di organizzazioni. Se li avessimo avuti nel caso di Mafia Capitale ne avremmo viste di tutti i colori». Il presidente Anac sottolinea comunque la «bulimia» delle leggi in materia di corruzione: «Ne abbiamo avute ben tre in dieci anni». Per Cantone potrebbero essere le ultime battute all’Anac. Il magistrato ha presentato domanda al Csm per un posto da procuratore anche se la scadenza del suo attuale incarico è il 2020. Le domande di Cantone trasmesse al Consiglio superiore della magistratura riguardano Perugia, Torre Annunziata e Frosinone. (Fonte: Il Sole 24 Ore)