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“Nessuna strategia di valorizzazione per le imprese della sanità nei piani del Governo. Nessun segno di attenzione alle imprese che stanno spingendo al massimo la produzione di dispositivi medici ma che rischiano il collasso per problemi di liquidità, nessuna pianificazione strategica a sostegno del tessuto imprenditoriale”. Sono questi i punti con i quali Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici, sintetizza la posizione dell’associazione rispetto a quanto sembrerebbe stanziato nel DEF.
“Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle nel modo più doloroso possibile che l’industria dei dispositivi medici è strategica per la vita del Paese. I governi che si sono succeduti hanno tralasciato questo mondo, disinvestendo in innovazione, acquistando al massimo ribasso, impoverendo le imprese, bloccando i pagamenti per mesi e rendendo il tessuto imprenditoriale italiano sempre più fragile”.
“Le imprese dei dispositivi medici continuano a produrre, a mettere a disposizione competenze e forza lavoro, eppure non una parola è stata spesa dal Governo che sta mettendo a punto il DEF sulla richiesta di sbloccare i pagamenti che le imprese dei dispositivi medici aspettano dalla PA. Un debito complessivo non ancora saldato pari a 1,9 miliardi di Euro con tempi di pagamento che nel mese di marzo confermano un lieve ma constante peggioramento. Da dicembre a marzo l’incremento dell’indice DSO a livello nazionale è stato di 11gg, arrivando così a una media nazionale di 108 gg ben lontana dalla soglia dei 60 stabilita dalla direttiva europea, acuendo il problema di liquidità delle nostre imprese.” – afferma Boggetti.
“Quello che chiediamo – continua – è che il provvedimento venga ampliato alle aziende della sanità in modo che una prima iniezione di liquidità possa arrivare dal pagamento dei debiti che la PA ha accumulato nei confronti di un comparto che porta su di sé il peso dell’emergenza sanitaria. È ora di fare i conti con le scelte sbagliate e imparare da esse, non reiterarle portando allo stremo un settore che oggi più che mai è di vitale importanza. Problemi di liquidità in questo momento delicato si trasformano in blocco dell’innovazione, impoverimento della struttura produttiva del nostro Paese. Dimostriamo in questo modo che la crisi attuale ha fallito nel farci percepire chiara la necessità di reinvestimento nel settore, per far ripartire il Paese con una strategica valorizzazione di industria e ricerca per la sanità. Solo stimolando ricerca e sviluppo si genera un tessuto industriale sano che lavora per la migliore innovazione possibile”.