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“Con il Ponte di Genova abbiamo dimostrato che in Italia quando si vuole si può fare. Ora dobbiamo poter lavorare nello stesso modo anche in altri contesti e altre regioni. Per questo noi chiediamo di azzerare il codice appalti“. Il leader della Lega chiede di attuare la normativa europea già esistente per velocizzare i cantieri e di “esportare il modello Genova in tutta Italia”
Il leader leghista commenta un’uscita del sindaco di Firenze Dario Nardella. Il vicesegretario dem: “Lavoriamo per semplificare le procedure”. Braga: “Dichiarazioni stravaganti da più parti”
Sul codice degli appalti la polemica è doppia. Perché non è solo tra Lega e Pd ma anche fra le correnti dem. Matteo Salvini commenta su Twitter un’intervista di Dario Nardella al Corriere della Sera in cui l’ex-renziano primo cittadino di Firenze chiede una moratoria sul codice degli appalti: “Anche il Pd (col sindaco di Firenze) chiede di cancellare il codice degli appalti per aprire i cantieri. Bene, avanti col modello Genova”, scrive il leader leghista.
Ma il vicesegretario dem e ministro del Lavoro Andrea Orlando, della sinistra del partito, puntualizza: “Vorrei dire, evitando ogni polemica al senatore Salvini, che il Pd non chiede di cancellare il codice degli appalti, cosa peraltro impossibile essendo in larga parte il recepimento di direttive europee. Il Pd, come ha fatto in questi mesi, lavora per semplificare le procedure, per ridurre il numero delle stazioni appaltanti, per superare la burocrazia difensiva”.
E osserva che “il Pd è però contro la logica del massimo ribasso e del subappalto indiscriminato, ed è per procedure di selezione delle imprese contraenti efficienti e rapide, ma di massima garanzia e trasparenza, a tutela di una effettiva libera concorrenza. Non è sacrificando i diritti dei lavoratori, riducendo la concorrenza e esponendosi al rischio di infiltrazioni che si fa ripartire il Paese”.
Sul tema interviene anche la coordinatrice del programma del Pd Chiara Braga: “Leggo dichiarazioni stravaganti, provenienti da più parti, di chi invoca la “cancellazione” del Codice Appalti. Richiesta sbagliata oltre che impossibile, dal momento che il Codice del 2016 è per il 90% frutto del recepimento di direttive europee. Al contrario è invece urgente completare la sua attuazione. Come? Lavorando sulla qualificazione e centralizzazione delle stazioni appaltanti e potenziando le assunzioni di figure tecniche necessarie e competenti, digitalizzando le procedure di gara per ridurre gli oneri a carico delle imprese e accelerare i tempi, superando la logica del massimo ribasso per premiare invece qualità e sostenibilità delle offerte, regolando la disciplina del subappalto e dando attuazione al DURC di congruità per garantire tutela e sicurezza ai lavoratori e combattere il rischio di infiltrazioni criminali. Tutti aspetti su cui il Pd con la ministra De Micheli aveva avviato un lavoro importante e che sono pienamente coerenti con le indicazioni del Recovery Plan indicate dal ministro Giovannini”. (Repubblica.it)
Codice appalti, OICE: “No stop al Codice, completare le regole ed evitare distorsioni applicative”
Interviene anche l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, nella polemica politica seguita alle dichiarazioni sulla richiesta di “moratoria” sul codice appalti, con il suo Presidente Gabriele Scicolone: “Siamo totalmente in dissenso con chi pensa di risolvere i problemi del settore con il cosiddetto Modello Genova che poi, a ben vedere, non è neanche un vero e proprio “modello” ma che è e rimane un unicum irripetibile in Italia, pena l’abdicazione ai principi di trasparenza e concorrenza che discendono dall’Europa. Men che meno siamo dell’idea che si possa procedere sospendendo l’applicazione del codice appalti: abbiamo discusso mesi sulle semplificazioni al codice arrivando ad un punto di equilibrio fra concorrenza e semplificazione; abbiamo commissari straordinari per 50 opere e stiamo immaginando di sospendere un codice che peraltro nasce dal recepimento delle direttive? Se non è schizofrenia questa poco ci manca. Mi chiedo come si faccia ancora a credere nel fare impresa nel nostro Paese“.
“E’ innegabile che le regole attuali non consentono di arrivare rapidamente all’apertura di cantieri, e questo è un problema in vista del PNRR, ma il nodo non sta più nella fase di scelta del contraente, oggi portata ai minimi termini con gare da fare in 15 giorni, spesso con procedure negoziate senza bando, e con progetti complessi da realizzare in 60 giorni. I problemi sono nelle fasi di approvazione dei progetti, nei ritardi delle amministrazioni, nella competenza delle stazioni appaltanti che dovrebbero essere supportare da project manager, anche esterni, al loro servizio, per controllare tempi e costi. E poi si definiscano contratti e capitolati-tipo scevri da clausole vessatorie-capestro per gli operatori economici che, una volta aggiudicatosi un contratto con fatica e lavoro preparatorio sono alla mercè del RUP di turno che può chiedere di tutto senza risponderne di fronte a nessuno; si vedono in giro contratti fatti da amministrazioni pubbliche non più degni di un Paese civile“.