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I dati della distribuzione per conto presentati alla VIII convention della sigla delle Aziende di Distribuzione Intermedia
Si chiama ‘Dispensazione (o distribuzione) per Conto’ (DPC) ed è regolata da una apposita normativa. È il servizio pubblico attraverso il quale i farmaci acquistati dalle Regioni SSN e dalle ASL vengono distribuiti ai pazienti presso le farmacie territoriali più vicine al paziente. I dati sono stati presentati alla VIII convention della sigla delle Aziende di Distribuzione Intermedia che si è svolta a Milano. Piani terapeutici destinati a patologie particolari che dovrebbero essere ritirati in ospedale ma che vengono consegnate in prossimità dei pazienti, che possono ritirare il farmaco di cui hanno bisogno con maggiore tempestività e comfort. Tra i farmaci dispensati con questa modalità ci sono farmaci salvavita come l’insulina, gli antiaggreganti piastrinici, l’interferone, alcuni ormoni.
In un anno le Aziende di Distribuzione dei Farmacisti associate di Federfarma Servizi hanno gestito e consegnato alle farmacie 41 milioni di confezioni destinate ai pazienti presenti in tutto il territorio nazionale.
In base agli accordi regionali siglati con le rappresentanze delle farmacie, il comparto ha distribuito 28 milioni di farmaci e 13 milioni di dispositivi medici: in particolare, 7,2 milioni relativi all’apparato gastrointestinale e metabolismo, 9,3 milioni per sangue e organi emopoietici, 1,2 milioni per il sistema cardiovascolare, 3,3 milioni di prodotti per il sistema nervoso.
La distribuzione sul territorio italiano
Al Nord sono andati 8,6 milioni di farmaci e 4,9 milioni di dispositivi medici, al Centro sono andati 12,1 milioni di farmaci e 6 milioni di dispositivi medici mentre al Sud e alle isole sono andati 7 milioni di farmaci e 2 milioni di dispositivi medici.
L’allarme del comparto: «costi insostenibili, nessuna risposta dal Governo» «È un servizio dall’elevato valore sociale e che risponde anche ad alcune necessità della Medicina del territorio, specie quello italiano dall’orografia peculiare. Chiediamo però che un simile servizio sia riconosciuto anche dal punto di vista della sostenibilità economica, per evitare che solo una parte della filiera ne sopporti il costo» – sottolinea Antonello Mirone, Presidente di Federfarma Servizi. «Nel Settore Trasporti abbiamo assistito ad una impennata del costo del carburante, nel mercato creditizio i tassi di interesse che hanno subìto incrementi in termini percentuali a 3 cifre, solo per evidenziare alcune degli sforzi economici che le Aziende Associate di Federfarma Servizi hanno dovuto affrontare per mantenere i propri standard qualitativi nella loro attività quotidiana volta a garantire la fruibilità del bene farmaco. Tutto questo – sottolinea Mirone – avviene tutt’oggi senza che vi sia stato il giusto riconoscimento da parte degli Organi di Governo dell’essenziale funzione svolta dal nostro comparto a favore della Sanità Pubblica, come accaduto in altri paesi europei. E senza aver fornito alcun supporto che garantisse sostenibilità a un anello così importante della filiera farmaceutica».
«La DPC è stata introdotta dalla legge n. 405/2001 con l’obiettivo di ridurre i disagi che la distribuzione diretta presso le strutture sanitarie pubbliche comporta per i cittadini, mantenendo l’acquisto dei medicinali da parte delle aziende regionali direttamente dalle industrie produttrici» ricorda Monica Lupo, Direttrice Generale di Federfarma Servizi che aggiunge: «Si tratta di un servizio pubblico che ha evidenziato ancora di più la sua grande utilità sociale durante la pandemia, quando era opportuno sia limitare gli spostamenti che accedere alle strutture ospedaliere, specialmente per soggetti che presentavano caratteristiche di fragilità anche a causa della propria patologia». La DPC: un servizio pubblico essenziale e «speciale» Nella Dispensazione per Conto, le Aziende di Distribuzione Intermedia ricoprono un ruolo cruciale nel garantire la gestione e pronta consegna secondo alti standard di qualità e sicurezza di tali farmaci presso le farmacie situate il più vicino possibile al paziente, incontrando così le particolari esigenze di chi ha difficoltà di movimento causate dalla stessa patologia o, per esempio, risiede in aree rurali o scarsamente collegate con i presidi ospedalieri.