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ANAC – centrale di committenza siciliana, gravi carenze e inefficienze

Ispezione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione alla Centrale di Committenza della Regione siciliana, da cui sono emerse gravi criticità e mancanza di funzionamento adeguato. Per soddisfare i propri bisogni, gli enti sanitari del territorio sono costretti ad attivare procedure autonome, o addirittura a reiterare proroghe di contratti aggiudicati in precedenza. Per questo Anac ha dato tempo 45 giorni alla Regione Sicilia per comunicare come intende far fronte “alle misure necessarie per assolvere all’obbligo di aggiudicare procedure di appalto centralizzate riguardo a tutte le categorie merceologiche previste dal Dpcm del 2018”.

E’ quanto l’Autorità ha disposto con la delibera N. 517 approvata dal Consiglio l’8 novembre 2023. Anac rileva che la Centrale Unica di committenza siciliana “è qualificata di diritto”. Quindi, “spetta alla Regione, con urgenza, garantire che sia fornita di risorse adeguate e di un’organizzazione che la mettano in grado, di fatto, di svolgere i compiti che le sono affidati, non solo nei settori della sanità, ma in tutti i settori merceologici previsti dal nuovo Codice dei Contratti”.

Le inefficienze

La Centrale unica siciliana dovrebbe, infatti, provvedere non solo agli acquisti di ospedali e aziende sanitarie, ma anche dei vari rami dell’amministrazione regionale, oltre che per le società a partecipazione maggioritaria della Regione.

Dall’ispezione effettuata, invece, come pure dalla documentazione acquisita, è emerso che il numero delle risorse a disposizione è particolarmente ridotto, tanto che per espletare le gare viene assistita dal punto di vista tecnico dal fornitore della piattaforma informatica che mette a disposizione proprie risorse.

E’ risultato inoltre che, nonostante quasi dieci anni dall’entrata in vigore della legge 66 dell’aprile 2014, non sia stato attivato un sistema di interlocuzione con le amministrazioni sanitarie, le quali sarebbero obbligate in realtà a effettuare acquisti aggregati per evitare sprechi e acquisire maggiore forza contrattuale. La centrale di committenza non è stata in grado, inoltre, di organizzare un flusso strutturato di acquisizione di necessità, per cui le acquisizioni avvengono in base alle esigenze del momento, con aggravi inutili di costi e disfunzioni varie.

I rilievi di Anac

Il riscontro fornito dalla stessa Centrale di committenza ha di fatto riconosciuto tutte le carenze riscontrate, rispondendo di aver dato comunicazione all’assessore competente. Nel frattempo – scrive Anac – “nessuna determinazione di carattere programmatorio è stata ancora assunta per risolvere definitivamente il problema della disponibilità di un adeguato supporto informatico per espletare le proprie funzioni, situazione che ha comportato il continuo ricorso ad affidamenti frazionati in favore del medesimo operatore economico”. “Le risultate dell’ispezione – sottolinea Anac – hanno confermato che la Centrale Unica di Committenza della Regione siciliana non è adeguatamente strutturata, sia in relazione al numero delle risorse umane assegnate, che con riferimento alle dotazioni strumentali. E certamente emblematico che, per la piattaforma in uso per espletare le procedure telematiche non sia stato sottoscritto alcun contratto di appalto, né adottato alcun formale atto di aggiudicazione, pur essendo stato disposto un affidamento diretto”.

“L’inefficienza della Centrale siciliana – aggiunge l’Autorità – risulta corroborata dallo scarso numero di gare centralizzate portate a termine per servizi e forniture diverse da farmaci e vaccini, e dal ridotto numero di contratti messo a disposizione delle amministrazioni sanitarie. Altro indice di attenzione è la durata delle procedure che arriva ad oltre due anni, come pure i tempi per la predisposizione della documentazione che, in alcuni casi hanno richiesto anche due anni, oltre a non essere in alcun modo preventivabili, in quanto dipendenti dalla disponibilità dei tecnici che sono chiamati a redigerla. I numerosi contenziosi conclusi con sentenze di annullamento attestano, infine, rilevanti carenze nella definizione dell’oggetto dell’affidamento”.

Conclude l’Autorità Nazionale Anticorruzione: “Appare pertanto del tutto assente la necessaria attività programmatoria delle procedure da svolgere, come pure il monitoraggio sull’esecuzione dei contratti aggiudicati; non risultano nemmeno pianificati interventi di carattere organizzativo/strutturale per far fronte alle evidenti carenze, anche in seguito alle comunicazioni inviate da Anac”.