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ANIE spinge sull’attuazione del Codice (a partire dalla qualificazione di imprese e PA)

Correggere piuttosto che rifare da capo. E soprattutto spingere sull’attuazione del nuovo codice degli appalti. È la richiesta che arriva dagli specialisti dei cantieri a più alto tasso di tecnologia, rappresentati dall’Anie, la federazione che raggruppa circa 1.300 aziende di settori tecnologici che ruotano anche intorno al mondo delle costruzioni e degli appalti pubblici in generale.

«Il codice ha degli elementi di modernità che possono dare slancio al settore e non provocare invece la paralisi che deriverebbe da una riscrittura completa delle norme – esordisce Maria Antonietta Portaluri, direttore generale dell’Anie – . All’Esecutivo  chiediamo di mettere in campo subito un correttivo per modificare le tre quattro norme che hanno mostrato di non funzionare e poi di attuare tutto quello che è disegnato bene come gli aspetti di qualificazione delle stazioni appaltanti e delle imprese». Su quest’ultimo tema qualche passo in avanti è stato fatto nelle ultime settimane. L’Anac ha messo in consultazione la proposta di decreto inviata al ministero delle Infrastrutture. Ma è ovvio che l’incertezza politica seguita alle elezioni del 4 marzo mette in dubbio anche l’attualità di quel progetto. «Non bisogna lasciar cadere quel decreto – dice Portaluri -. Si tratta di un testo che contiene diversi aspetti positivi. Per esempio mantiene il sistema di qualificazione basato sulle Soa almeno in questo primo periodo facendo comunque un’apertura su una possibile revisione del sistema. Soprattutto, la proposta Anac ha il pregio di ribadire il principio che a eseguire i lavori servono essere soltanto le imprese dotate di competenza e qualificazione specialistica, altrimenti bisogna rivolgersi ai subappaltatori specializzati».

Il decreto estende anche il novero delle categorie indicate a qualificazione obbligatoria. Tra quelle subappaltabili («con un suggerimento a renderle superspecialistiche, quindi con obbligo di Ati in caso di superamento del 10% del contratto») compaiono anche diverse lavorazioni che gravitano nell’orbita delle imprese rappresentate dall’Anie. Si tratta della Os 9 (sicurezza del traffico e segnalamento ferroviario) la Os 5 (impianti di sicurezza, «con tutte le evoluzioni tecnologiche che ci cono in questo comparto che non è più videosorveglianza e antintrusione, ma include anche la sicurezza dei dati informatica») e la Os 27 che (trazione elettrica). «Abbiamo apprezzato la scelta di riconoscimento che la proposta di decreto dimostra verso l’innovazione tecnologica. – continua Portaluri – E anche il fatto di aver ribadito che l’impresa generale può farsi riconoscere ai fini della qualificazione soltanto i lavori eseguiti direttamente, facendo così cadere la quota di qualificazione che otteneva anche per la parte di lavori dati in subappalto (il cosiddetto premio di coordinamento). Questo combinato disposto va nel senso di valorizzare le lavorazioni specializzate e nella direzione indicata dallo stesso codice secondo la quale le opere devono essere realizzate da chi ha le qualifiche adatte».

Di grande impatto agli occhi delle imprese che lavorano nei settori più tecnologici c’è anche il giro di vite sull’avvalimento delle qualifica Soa. La proposta dell’Anac fa si che il prestito non di un’attrezzatura ma tout court dell’intera qualifica Soa diventi qualcosa di molto più impegnativo rispetto al passato. A cambiare è la scelta di precisare che il contratto di avvalimento, in questi casi, deve contenere l’impegno della impresa ausiliaria a mettere a disposizione tutta l’organizzazione necessaria all’esecuzione dell’appalto per tutta la durata del contratto. Al momento non c’è un contratto-tipo per il inquadrare il prestito di requisiti e quindi la valutazione sulla bontà e congruità degli accordi tra imprese è sostanzialmente affidata alla discrezionalità della stazione appaltante. «Giusto regolamentare l’avvalimento, altrimenti perde senso la battaglia di chi dice che a eseguire i lavori devono essere le imprese con le giuste competenze e qualificazioni», sottolinea il direttore generale dell’Anie. Da cui arriva anche la proposta di affiancare alla qualficazione Soa anche la richiesta di ulteriori requisiti nel caso di appalti ad alto tasso di tecnologia. Il modello di partenza è la procedura scelta per gli appalti di importo superiore a 20 milioni. In questi casi le stazioni appaltanti sono infatti autorizzate a chiedere con il bando la dimostrazione di requisiti aggiuntivi, oltre alla Soa, per l’esecuzione dei lavori «La nostra proposta è di non farne solo una questione di importo ma anche di tecnologia dei lavori – annuncia Portaluri – . L’esempio ci viene dai settori speciali dove per l’esecuzione di lavori particolarmente impegnativi sotto il profilo tecnologico la stazione appaltante chiede prima tutta una serie di requisiti e poi chiede anche la Soa. Facciamo una contaminazione al contrario. Quando ci sono lavori particolarmente tecnologici, sia che ad affidarli sia l’Enel che il Comune, la stazione appaltante può chiedere la Soa ma anche altri requisiti». L’obiettivo qui è fare selezione all’interno dello stesso mercato dei lavori specializzati. La proposta mira a qualificare ulteriormente gli esecutori delle lavorazioni specialistiche, «quando coincidono con lavorazioni tipiche dei settori speciali dove già oggi c sono questo tipo di richieste».

Facile obiettare che le stazioni appaltanti che operano nei settori speciali vantano uffici tecnici super-qualificati mentre lo stesso non può dirsi dell’articolato mondo degli enti locali che intorno a cui ruotano i cantieri «ordinari». «Qui torniamo a sulla necessità di attuare, la centralizzazione e la qualificazione delle stazione appaltanti, attraverso un processo graduale – conclude Portaluri -. La strada della qualificazione degli operatori per noi va di pari passo con la qualificazione della Pa».

(Fonte: Il Sole 24Ore)