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Intervista a Francesco Merloni, nuovo numero uno dell’Autorità: pienamente operativi dopo l’addio di Cantone.
Riportiamo l’intervista a Francesco Merloni, numero uno dell’Autorità Anticorruzione fatta per Edilizia e Territorio (IlSole24Ore).
L’addio di Raffaele Cantone «non ha lasciato un’Autorità dimezzata». Anzi. «Siamo pienamente operativi e non ci limiteremo all’ordinaria amministrazione». Francesco Merloni, alla sua prima uscita pubblica da numero uno dell’Anticorruzione, dopo il ritorno in Cassazione del magistrato campano, manda senza troppi giri di parole un primo segnale forte nei confronti di chi si attendeva un “calo di attenzione” dell’Anac.
In attesa della nomina di un nuovo presidente (l’attuale consiglio scade a luglio 2020), la posizione di Merloni al vertice dell’Autorità è stata blindata grazie a un parere dell’Avvocatura dello Stato che garantisce che a Merloni, in qualità di consigliere anziano, vanno anche i poteri attribuiti in via esclusiva al presidente («poteri monocratici», in sostanza il potere di proporre ai prefetti il commissariamento degli appalti a rischio corruzione).
Un’ulteriore copertura normativa potrebbe arrivare con un emendamento ad hoc in uno dei provvedimenti al vaglio del Parlamento, dopo un tentativo andato a vuoto con il decreto ministeri.
In che direzione andrà la “nuova” Anac?
Ci muoveremo in assoluta continuità rispetto alla linea tracciata negli ultimi anni. E non ci limiteremo a gestire una transizione. Ieri abbiamo approvato un atto di segnalazione a Governo e Parlamento sul subappalto, dove proponiamo di adeguarci alle indicazioni della Corte Ue senza però aprire tout court alla libertà di subaffidamento integrale, e anche il nuovo Piano nazionale anticorruzione che guiderà le amministrazioni per il periodo 2019-2021.
Il decreto sblocca-cantieri ha tolto all’Anac il potere di regolazione sui contratti pubblici, che anche Cantone ha infine giudicato eccessivo. Torna il regolamento sugli appalti al posto delle vostre linee guida. Una riduzione dei vostri poteri, si direbbe.
L’idea di guidare operativamente il mercato con una formula di soft regulation non è un’invenzione dell’Anac ma del legislatore. La scelta di tornare a un regolamento rigido e vincolante è nei fatti, ma merita forse una riflessione più ampia, che riguarda la capacità della PA di compiere scelte autonome.
La soft law doveva dare alle amministrazioni appaltanti una maggiore discrezionalità, ma la strategia ha fallito perché è venuto a mancare il pilastro su cui doveva appoggiarsi questa riforma, cioè la qualificazione e la razionalizzazione delle stazioni appaltanti. Le nostre PA non hanno la struttura per reggere a un cambio di passo di questo tipo.
Troppi piccoli centri di potere e poche competenze?
Abbiamo ottomila Comuni di cui 4.700 sotto i tremila abitanti. Questo è parte della riflessione. La più grande manovra anticorruzione è darsi una buona amministrazione. Senza agire su questo fronte saranno votati all’insuccesso anche altri progetti di innovazione dei nostri apparati pubblici. Penso ad esempio ai piani di digitalizzazione. Quanto al nuovo regolamento appalti, vediamo come sarà strutturato. Che dimensione avrà, che qualità avrà e se porterà a una semplificazione.
Matteo Renzi ha rilanciato l’idea di un grande piano infrastrutturale con l’Anac nel ruolo di graranzia sugli appalti, sul modello Expo di Milano. Che ne pensa?
Quella di un piano straordinario è una discussione che ritorna oltre le singole posizioni. L’Expo ha funzionato e la vigilanza collaborativa è uno strumento che da allora si è rivelato molto utile, da usare quando possibile. Ma il nostro ruolo è quello di fare vigilanza indipendente e non possiamo farlo inseguendo i commissari, come dimostra il caso Genova, dove alla fine il protocollo firmato con il commissario è decaduto perché non ha alcun senso controllare la correttezza di atti già formalizzati. Bene l’idea di un piano straordinario, ma se questo presuppone il ricorso frequente a commissari a deroghe, dobbiamo ricordare che abbiamo sempre espresso perplessità di fronte a ipotesi di questo tipo.
Tra i vostri compiti c’è anche quello di ridurre la litigiosità negli appalti, fornendo pareri preventivi alle imprese e alle PA. Bel progetto, che però vi ha attirato non poche critiche per la mancanza di tempestività delle risposte.
È un problema che abbiamo avuto all’inizio. Quest’anno abbiamo risposto a 202 quesiti sempre nel termine dei 30 giorni previsti. Abbiamo anche dato un assetto stabile all’Autorità. Anche da un punto di vista amministrativo. A metà 2020 tutto il personale sarà inquadrato secondo le nuove regole. L’Autorità Anticorruzione c’è e agisce. Risponderemo con i fatti a chi dice che si starebbe meglio senza.