Indirizzo
Corso Matteotti 15,
Cremona, CR 26100
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Il payback sui dispositivi medici, che la manovra varata dal governo rinnova per tre anni, “è una tassa occulta e inapplicabile”, che penalizza un comparto da circa 4mila imprese e 11,4 miliardi di fatturato, bloccando anche l’innovazione in sanità e l’accesso per i cittadini a una medicina moderna e centrata sull’individuo. A sostenerlo, in un colloquio con l’agenzia Agi, è il presidente di Assobiomedica, Massimiliano Boggetti che apre il fronte di protesta anche delle industrie dei dispositivi medici dopo il fronte aperto da quelle del farmaco.
“Dalla manovra ne usciamo male: prima del voto avevamo chiesto di investire sul nostro comparto, che è un settore ad alta tecnologia, che vive di innovazione, ricerca e sviluppo e occupazione altamente qualificata. La legge di bilancio, invece, investe in pensioni e sussidi a scapito di scuola, formazione e investimenti in innovazione, ovvero dei fattori trainanti delle nostre imprese”, spiega l’imprenditore. Che, per il suo comparto in particolare, mette nel mirino la conferma del meccanismo del payback, introdotto a partire dal 2015 e confermato anche per il futuro: si tratta di un sistema per cui, se si supera il tetto di spesa prefissato, alle aziende è chiesto di compartecipare con una quota del 50%. “Siamo molto arrabbiati, anche perché si tratta di una cosa inapplicabile: nei primi tre anni non ha generato gettito per lo Stato, ma ha portato soltanto le aziende a dover fare accantonamenti in bilancio e a ridurre gli investimenti”, premette Boggetti. Le imprese di dispositivi medici sono state costrette ad accantonare in bilancio circa 1 miliardo di euro nel triennio 2015-2017, con un impatto negativo su investimenti in ricerca e innovazione e sull’occupazione. (fonte: Distrettobiomdicale.it)