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“Siamo di fronte ad un provvedimento che peggiorerà la qualità della vita di cittadini con seri problemi di salute. Se e quando la legge di bilancio della Regione Toscana verrà approvata, i malati cronici che fino a oggi potevano reperire certi medicinali nella farmacia di comunità, ora dovranno recarsi nelle strutture ospedaliere. Più tempo per gli spostamenti, più costi per i trasporti, più disagi per i familiari. Di fronte ad uno scenario simile, ogni altra ragione economica o politica dovrebbe arretrare”.
Questo lo scenario che il presidente di Assofarm Luca Pieri squaderna dopo la decisione degli amministratori toscani di allargare la distribuzione diretta dei farmaci anche “pescando” tra prodotti non compresi. L’idea, concretizzata in una disposizione contenuta nella proposta di legge di bilancio regionale, sarebbe quella di usare la distribuzione diretta dei farmaci come strumento di contenimento della spesa farmaceutica regionale, individuando un elenco di specialità da distribuire attraverso gli sportelli delle Asl e le farmacie ospedaliere. Il riferimento è in particolare a medicinali di classe A non presenti nel Pht in possesso di due requisiti: il primo è un differenziale di costo tra erogazione in convenzionata e distribuzione diretta superiore al 30%, l’altro essere farmaci soggetti a prescrizione specialistica limitativa o a compilazione del piano terapeutico specialistico.
Questa l’ultima alzata di ingegno della Regione Toscana, che non sa evidentemente resistere al fascino un po’ maudit di costringere i cittadini a raggiungere un qualche lontanissimo sportello pubblico per accedere, ovviamente a orari fissi e limitati, al farmaco di cui ha bisogno, e pazienza se è anziano, in condizioni di salute precarie, senza macchina e magari pure solo. Del resto, stiamo parlando della Regione che appena un anno fa pensò bene di lanciare una campagna pubblicitaria dove invitava i cittadini a “passare dalla farmacia dell’ospedale” (sic!) per tornare a casa “con le medicine in tasca”. Una raccomandazione di tono e taglio esclusivamente commerciale e molto più che inopportuna (la riproduciamo, per chi l’avesse dimenticata, nella foto del titolo), che sollevò comprensibilmente un mare di polemiche.
Tornando a oggi, a giudizio della sigla delle farmacie comunali italiane, la proposta di legge di bilancio toscana che mira a contenere la spesa farmaceutica regionale attraverso un aumento della distribuzione diretta, ha qualcosa di (a dir poco) anacronistico: “La tendenza e le policy degli ultimi governi, quali che fossero i loro colori politici, sono sempre state sostanzialmente molto distanti da quello che si sta discutendo oggi a Firenze” spiega al riguardo il segretario generale di Assofarm Francesco Schito.
“Lo stesso sta però avvenendo a livello regionale” incalza Pieri. “Non a caso la Convenzione che ci apprestiamo finalmente a rinnovare dopo oltre 26 anni (l’accordo convenzionale che regola i rapporti tra Ssn e farmacie, fermo dal 1998, NdR) valorizza la prossimità delle farmacie alla vita quotidiana delle fasce di popolazione più fragili e in esso individua il valore aggiunto distintivo dei nostri presidi. La legge di bilancio della Regione Toscana metterebbe in discussione questo impianto strategico, e sottrarrebbe alle farmacie risorse importanti per migliorare la distribuzione farmaceutica. La nostra speranza” conclude Pieri “è che il dibattito che si sta aprendo in questi giorni aiuti tutti a convincersi sempre più che le farmacie territoriali sono un’occasione di efficientamento del sistema, non certo il contrario”. (fonte: RIFDay)