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Il direttore appalti di via Nazionale Luigi Donato propone un cambio di impostazione
La sospensione generalizzata dei termini di tutte le procedure di gara della Pa e la contemporanea indicazione di apprestare iniziative per una rapida conclusione delle procedure in corso «non sembra una soluzione particolarmente efficace»: «le ricadute saranno molto pesanti». Meglio avrebbe fatto il governo a puntare su una più spinta digitalizzazione delle procedure di tutti i contratti pubblici, attuando gli articoli 40 e 52 del codice appalti.
Le considerazioni sull’evoluzione normativa degli appalti per la gestione dell’emergenza Covid-19 arrivano da due paper scritti per Astrid dal capo dipartimento Immobili e appalti di Bankitalia, Luigi Donato. Figura autorevole che, oltre alla carriera interna a Via Nazionale, vanta insegnamenti alla Bocconi e collaborazioni con Procure, Direzione nazionale antimafia, Consob, Anac. I due paper analizzano la nota del 23 marzo del ministero delle Infrastrutture e la comunicazione della commissione Ue del 1° aprile, ma auspicano anche «un eventuale intervento normativo (urgente, di sicuro) calibrato sul settore degli appalti che cerchi in concreto di bilanciare le esigenze di sospensione e quelle, non marginali, di non deprimere la necessaria ripresa economica (che sarà molto incentrata sui lavori pubblici) e di consentire di approvvigionarsi al meglio di beni e servizi necessari». Per altro, oltre a situazioni di inefficienza della Pa e a rischi di rallentamento della ripresa, «il rinvio generalizzato, ora delle gare e poi ovviamente dei contratti e dei pagamenti – nota Donato – danneggia fortemente proprio le imprese, già provate dall’emergenza».
Bisognerebbe evitare, in particolare «di porre costantemente sullo stesso piano tutte le stazioni appaltanti che, come noto, presentano caratteristiche e livelli di efficienza e affidabilità molto diversificate». Inoltre, «la situazione così bloccata (e non si sa per quanto tempo in concreto) darà verosimilmente una spinta all’ipotesi di prevedere una sospensione generalizzata in tutto o in parte alle regole del codice per favorire la ripresa delle attività, divenuta ancora più impellente. Ma con i rischi in tutta evidenza non valutabili sia sotto il profilo dell’incentivo a diffusi e gravi comportamenti illeciti, sia sotto quello degli sprechi nella spesa pubblica». Sarebbe stato opportuno «guardare al futuro», spingendo sulla digitalizzazione delle gare. «È vero – scrive Donato – che manca ancora il decreto attuativo richiesto dall’articolo 44 del codice che consentirà di realizzare la più ampia misura della digitalizzazione delle procedure, ma ormai le amministrazioni devono utilizzare portali telematici propri o messi a disposizione da provider, da centrali di committenza (come la Consip) o da altre stazioni appaltanti. I portali consentono non solo lo svolgimento di tutte le operazioni a distanza (soluzione preziosa in questo momento) ma garantiscono anche l’integrità delle offerte e il loro tracciamento». Non è un problema l’obbligo di seduta aperta al pubblico, superato dalla giurisprudenza per le gare telematiche, mentre i sopralluoghi obbligatori andrebbero limitati con i bandi.
Donato dà anche una serie di indicazioni per i provvedimenti che stanno maturando in questi giorni e che dovrebbero facilitare la gestione del dopo emergenza. Servirà «una organizzazione meno tradizionale del lavoro e l’utilizzo completo di tecnologie e tecniche di comunicazione a distanza». I segnali provenienti dall’attività passata – la preparazione del regolamento unico e lo sblocca cantieri – «non erano incoraggianti» e il rischio era di «sedimentare un sistema molto complesso, forse più di prima». C’è «il rischio di un’eccessiva riduzione delle procedure competitive in una delicata fase di ricostruzione» dopo la liberalizzazione pesante imposta dallo sblocca cantieri. «Molto si può fare invece con metodo chirurgico e semplificazioni mirate, ad esempio stabilendo la reintroduzione dell’appalto integrato, eliminando l’abortito albo dei commissari esterni, mantenendo la possibilità di esaminare le offerte prima dei requisiti dei partecipanti». Due disposizioni in stand by vanno attuate al più presto: «la Banca dati nazionale degli operatori economici per una netta riduzione dei tempi di verifica dei concorrenti» e «la disciplina sulla qualificazione delle stazioni appaltanti con un albo Anac» per ridurre il numero eccessivo almeno delle amministrazioni che possono svolgere gare complesse. Quanto ai commissari in arrivo, il successo «è legato alla possibilità di superare le lungaggini delle autorizzazioni, oltre che delle gare aperte».
(fonte: IlSole24Ore)