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Corso Matteotti 15,
Cremona, CR 26100

Conferenza delle Regioni – posizione sul documento di economia e finanza 2023 (DEF)

Parere, ai sensi dell’articolo 7, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni, sul Documento di Economia e Finanza 2023 (DEF) e relativi allegati. 

La Conferenza delle Regioni e Province autonome preliminarmente è chiamata come ormai accade da alcuni anni a rendere il parere sul DEF scaduti i termini di legge e a documento già approvato dal Parlamento. 

Inoltre, come già nelle precedenti riunioni non può che ricordare il ruolo assegnato alla Conferenza permanente per il Coordinamento della Finanza pubblica in cui siedono rappresentanti di tutti i livelli di governo, fra i compiti più rilevanti quelli di: 

concorre(re), alla ripartizione degli obiettivi di finanza pubblica per sottosettore istituzionale.” I sottosettori istituzionali sono quelli delle amministrazioni centrali, amministrazioni locali (tra cui Regioni, Enti locali, Enti sanitari) ed enti di previdenza. Concorrere vuol dire decidere insieme prima e non rendere un parere. 

valutare l’aggiornamento sull’analisi sul contributo che ogni comparto della PA ha fornito negli ultimi anni al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica (richiesta della stessa Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica del 6 novembre 2013). 

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Le Regioni ritengono che l’adozione anche a livello territoriale di un sistema fondato sul tetto di spesa sia impraticabile al contrario è necessario un coordinamento con la «Regola dell’equilibrio di bilancio per le amministrazioni territoriali» 

Le nuove regole non devono pregiudicare gli attuali principi di equilibrio di bilancio rispettati dagli enti territoriali secondo quanto previsto dal D.lgs118/2011 e dalla legge 243/2012 (responsabilità della propria spesa). 

I tetti di spesa primaria sarebbero anacronistici se applicati a enti che già rispettano gli equilibri di bilancio e la regola dell’indebitamento solo per spese di investimento alla luce delle attuali disposizioni costituzionali. 

Si auspica che non vengano create nuove regole di spesa che non farebbero che complicare e rendere poco trasparente la situazione contabile degli enti territoriali e il loro effettivo apporto agli equilibri di finanza pubblica. 

Si ritiene che il rispetto degli equilibri di bilancio sia la più «semplice variabile osservabile» 

DEF 2023 – TEMATICHE PRINCIPALI 

 Il DEF 2023 prospetta “un quadro macroeconomico in moderata ripresa, favorito dalla prosecuzione della fase di riduzione dei prezzi energetici” e richiama le scarse prospettive di tregua nel conflitto tra Russia e Ucraina oltreché i nuovi rischi per la stabilità del sistema finanziario, in seguito alle recenti crisi bancarie negli Stati Uniti e in Svizzera che potrebbero rallentare ulteriormente l’andamento del commercio mondiale. 

Alla luce del miglioramento della previsione di indebitamento netto a legislazione vigente, il Governo ha deciso di confermare gli obiettivi programmatici di deficit indicati nel Documento Programmatico 

di Bilancio dello scorso novembre, acquisendo flessibilità di risorse ai sensi della legge n.243/2012, art.6 per: 

2023 = 0,1% del PIL pari a circa 3 mld; 

2024 = 0,2% del PIL pari a circa 4 mld; 

Possibili ulteriori risparmi dal «venir meno, a partire dal 2024 delle misure temporanee introdotte all’aumento dei prezzi dell’energia» 

da destinare al taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi per e al fondo per la riduzione della pressione fiscale per il 2024. Inoltre, è previsto di riportare il deficit di bilancio al 3 per cento del PIL nel 2025, e di ridurre il deficit al di sotto di tale soglia l’anno successivo. 

 La proiezione di finanza pubblica a legislazione vigente non comprende le cosiddette politiche invariate che saranno finanziate con “una revisione della spesa che produca risparmi crescenti nel tempo senza pregiudicare l’erogazione di servizi pubblici e l’attuazione delle politiche sociali….” (le amministrazioni assicureranno il concorso alla prossima manovra di finanza pubblica con risparmi di spesa in termini di indebitamento netto nel periodo 2024 – 2026 di 1,5 mld. Le riduzioni di spesa si aggiungono a quanto già previsto con la precedente legge di bilancio, portando la riduzione complessiva a 1,5 miliardi nel 2024, 2 miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi a partire dal 2026.) 

Alla luce di queste considerazioni la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome richiama il fatto che non devono essere pregiudicati i livelli attuali dei trasferimenti al comparto, nonché l’incremento dei LEP anche nel caso, al momento riconosciuto, per un sottofinanziamento a seguito dei lavori della Commissione Tecnica fabbisogni standard (finanziamento delle borse di studio universitarie) oltreché per l’applicazione delle Sentenze della Corte Costituzionale (da ultima n.103/2018) che hanno chiarito che i tagli agli enti territoriali devono avvenire sulla base del principio di temporaneità e transitorietà delle misure di contenimento della spesa pubblica (a riguardo il D.Lgs. 68/2011 prevede la riassegnazione dei tagli operati con il DL 78/2010 -tagli trasferimenti ex lege 59/1997- per 4,5 miliardi per l’esercizio delle funzioni che ancora permangono in capo alle regioni)

Fra gli obiettivi della manovra, il DEF 2023 richiama per le Regioni e le Province autonome: “il rifinanziamento dei fondi per il trasporto pubblico locale e del trasporto ferroviario regionale per la compensazione dei minori ricavi tariffari realizzati nel periodo di emergenza da Covid-19” e da questo punto di vista occorre sottolineare che sul versante del Trasporto pubblico locale i minori ricavi da tariffa 2021 ancora senza copertura finanziaria sono pari a 845 milioni di euro (coperti per per 350 ml nella recente manovra finanziaria). 

Sono obiettivi prioritari delle Regioni e delle Province autonome 

Sanità 

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Si evidenzia l’andamento della spesa sanitaria: 

Dopo una fase iniziale di riduzione per effetto delle misure di contenimento della dinamica della spesa, la previsione del rapporto fra spesa sanitaria e PIL presenta un profilo crescente a partire dal 2025 e si attesta attorno al 7,3 per cento nell’ultimo ventennio di previsione. 

Nel triennio 2024-2026, la spesa sanitaria è prevista crescere a un tasso medio annuo dello 0,6 per cento; nel medesimo arco temporale il PIL nominale crescerebbe in media del 3,6 per cento. Conseguentemente, il rapporto fra la spesa sanitaria e PIL, pari al 6,3 per cento nel 2024, si stabilizza al 6,2 per cento dal 2025 mantenendosi tale fino alla fine del periodo di previsione. La minore spesa riscontrabile nel 2024 (-2,7%) rispetto al 2023 è dovuta fondamentalmente a due ordini di motivi. Il primo concerne il venir meno degli arretrati per il rinnovo del triennio 2019-2021 dei contratti del personale dirigente e convenzionato con il SSN. Il secondo è relativo alla cessazione dei costi imputabili all’attività dell’Unità di cui all’articolo 2 del decreto-legge n. 24 del 2022. La previsione sconta la parziale contabilizzazione degli oneri per il rinnovo dei contratti e delle convenzioni del personale del SSN per il triennio 2022-2024 che implicheranno un aumento della spesa successivamente al perfezionamento di tali accordi, in quanto non ricomprende gli eventuali oneri per rinnovo di contratti e convenzioni successivi alla tornata contrattuale 2019-2021 ulteriori rispetto al riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale per le tornate contrattuali 2022- 2024 e 2025-2027. La previsione riflette anche: 

la dinamica dei diversi aggregati di spesa coerente con gli andamenti medi registrati negli ultimi anni; 

gli interventi di razionalizzazione dei costi già programmati a legislazione vigente; 

la spesa sanitaria corrente per l’attuazione del PNRR 

 Nel prendere atto che il Governo segnala che il rapporto spesa sanitaria /PIL si stabilizza dal 2025 per poi crescere, le Regioni propongono che tale percorso possa essere anticipato almeno al 2024. 

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