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Ecco la girandola di cifre elaborate dall’ISPE (Istituto per la promozione dell’etica in sanità) e rilanciate con enfasi scandalistica dai media, ma accreditata anche da organizzazioni scientifiche di settore e non, anche di livello internazionale (OCSE): la “corruption” totale nella sanità pubblica italiana sarebbe pari a 23,6 miliardi di euro l’anno. Alla cifra strabiliante si è giunti partendo dai 114 miliardi di spesa sanitaria per il 2013 e calcolando che la corruzione incide per 6,4 miliardi, a cui vanno sommati 3,2 miliardi di inefficienza e 14 miliardi di sprechi.
Se questi fossero dati reali, ne conseguirebbe una constatazione sorprendente, e cioè che i gestori del SSN compiono miracoli, visto che nonostante 23,6 miliardi di inefficienze, sprechi e tangenti (oltre il 20% di una spesa totale tra le più basse d’Europa), fanno funzionare un servizio sanitario pubblico collocato per qualità ai primi posti nelle graduatorie internazionali.
Come sono stati calcolati i 6,4 miliardi di corruzione e frode?
Le stime più accreditate circa il tasso medio di corruzione e frode in sanità sono quelle di Leys e Button che nel 2013 lo hanno stimato in 5,59%, con un intervallo che varia tra il 3,29 e il 10%. Per la sanità Italiana, se si applicassero questi valori si tratterebbe di un danno di circa 6 miliardi di euro all’anno. Si tratta però di una stima basata su interviste e valutazioni di esperti. Si tratta, poi, di dati di una ricerca inglese, che non riguarda la sanità italiana, “proiettati” sulla spesa italiana del SSN.
In un’intervista al Sole24Ore del 13 gennaio 2017 il Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone affermava : “nella sanità la corruzione esiste ed è profonda”.
«Sulla corruzione dati numerici non esistono e chiunque dice che si può avere un numero dice una bugia. Gli unici sono le sentenze penali» è la premessa del ragionamento di Cantone. Allo stesso tempo non mancano elementi utili a capire lo stato reale delle cose. Ad esempio esistono «casi di dispositivi medici identici venduti con prezzi differenzi non per esempio tra Piemonte e Sicilia, ma tra Piemonte e Piemonte o Campania e Campania e c’è qualcosa che non va». E ancora che «ci sono appalti in sanità che sono stati uno scandalo, prorogati per anni, e questo significa mantenere una situazione di illegalità».
«Ok a piani di prevenzione ma vanno applicati»
«Ben vengano i codici di autoregolamentazione, ma bisogna farli funzionare e ricordare che per legge non rispettare quei codici rappresenta un illecito penale». Paradigmatico in senso negativo il caso dell’Azienda ospedaliera di Caserta, sciolta per infiltrazioni camorristiche. «Si erano dotati di un piano di prevenzione che era lo stesso di un ospedale del Nord». Ciononostante, per Cantone non è servito perché «chi commetteva la corruzione non era un vertice sanitario». «Prevenire è inserire gli anticorpi nel sistema e il sistema deve essere in grado di reagire, il corpo è il migliore strumento per reagire, ovviamente mettendolo in condizioni di reagire, anche per evitare che si arrivi alle manette». «Mi indigna che ci sia qualcuno che dice che tutta la sanità è corrotta perché non è così perché ci sono tanti casi di impegno contro la corruzione».
«Serve la responsabilizzazione della Pa»
«L’operatore sanitario sa benissimo quali sono i problemi e, se non lo sa, significa che non fa bene il proprio lavoro – entra nel dettaglio Cantone – e se dopo l’evento dice di non sapere, è consapevole che non è così». Il manager «non ha bisogno del grande orecchio per sapere cosa accade. Prevenire la corruzione è una cosa interna. La criminalizzazione del settore non è colpa dei media, ma è scarso coraggio di dire quello che non va, senza mettere la testa sotto la sabbia. Serve la responsabilizzazione della Pubblica amministrazione». A oggi le sanzioni emesse per la mancata applicazione del piano si contano sulle dita di una mano. Solo alla terza richiesta e al terzo no, abbiamo emesso la sanzione. In conclusione, la prevenzione della corruzione deve essere percepita come attività reale e non come adempimento burocratico».
Recentemente Cantone è ritornato sul tema dell’attendibilità dei dati. A margine della partecipazione ad un convegno a Napoli ha affermato: «La corruzione percepita non ha nulla a che vedere con quella reale: quando chiediamo al cittadino se la sanità è corrotta oppure no, la sua risposta ha un tasso scientificità prossimo allo zero. E se ci fermassimo ai dati giudiziari il tasso potrebbe sembrare fisiologico».
Secondo Cantone vi è un «approccio scandalistico alla corruzione in Sanità che tende a sparare cifre che non sono attendibili. È stato detto che la corruzione ha un valore pari a 6 miliardi ma non è un dato scientifico né empiricamente valido. Proprio la mancanza di dati certi non deve spingere a sottovalutare gli allarmi e dall’altro deve tenere conto della tendenza a esagerare».
articolo a cura del dott. Marco Boni, direttore responsabile di News4market.