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Su payback, prezzi ex factory e gare ospedaliere per comparto che dal 2012 ha garantito 6,250 mld di minore spesa al Ssn. Attenti al take for granted’
Eliminare il payback sui farmaci rimborsati o acquistati in gara dal Servizio sanitario nazionale, regolare il livello dei prezzi introducendo parametri di adeguamento all’incremento esponenziale dei costi di produzione, rivedere i criteri delle gare ospedaliere, concentrati prevalentemente sul meccanismo del massimo ribasso, prevedere un meccanismo di adeguamento dei prezzi ex factory dei farmaci a più basso costo e incentivare le imprese che adottano processi produttivi innovativi e tecnologie sostenibili, attraverso modelli multi aggiudicatario. E ancora: supportare la messa a terra della riforma farmaceutica europea e delle indicazioni contenute nel rapporto Draghi per la Commissione Ue, che pongono in primo piano, a pari merito, sia il rafforzamento dell’attività di R&S sia il rafforzamento delle catene di fornitura farmaceutica, a partire dai prodotti fuori brevetto. “Senza l’adozione di queste misure, la funzione di bene pubblico dei medicinali equivalenti rischia di andare persa per sempre”. A sostenerlo e ad accendere i riflettori sul rischio del “take for granted” sul comparto è l’edizione 2024 dell’Osservatorio Nomisma sul ‘Sistema dei farmaci equivalenti in Italia”.
I dati – illustrati da Lucio Poma, chief economist di Nomisma e coordinatore scientifico dell’Osservatorio sull’industria dei farmaci equivalenti nel nostro Paese – disegnano un sistema produttivo dei farmaci equivalenti in grandissima sofferenza tra pressione dei costi di produzione, oneri regolatori, prezzi ex factory bloccati e gare al massimo ribasso. Fattori che hanno determinato, specie negli ultimi anni, una pesante erosione di margini di profitto già esigui. Il tutto in un quadro di progressiva regressione della concorrenza nel settore farmaceutico.
Questi i principali trend fotografati dall’Osservatorio.
1. Prezzi energia e materie prime: l’analisi dei bilanci economici delle aziende del 2023 denuncia un aumento medio del 19% del costo delle materie prime rispetto al 2022. Nel quinquennio l’aumento è stato dell’86%;
2. Prezzi dei materiali di confezionamento: tra il 2019 e il 2023 l’alluminio è aumentato del 27%, il vetro del 24%, carta e plastica, rispettivamente, del 19% e del 3%. Voci che complessivamente pesano per il 20% sui costi di produzione aziendali;
3. Oneri regolatori: le spese sostenute per registrazione e autorizzazione alla vendita tra il 2016 e il 2023 sono aumentate del 26%;
4. Payback: per i farmaci fuori brevetto i tributi di ripiano nei prossimi anni impatteranno tra i 15% e il 18% del fatturato.
5. Diminuzione della concorrenza: secondo Unioncamere negli ultimi 3 anni il numero di produttori farmaceutici nel nostro Paese è diminuito del 10%, con circa 70 aziende coinvolte in processi di chiusura o fusione;
6. Carenza di farmaci: secondo Aifa nel periodo 2018-2024 il numero di farmaci a rischio carenza è passato da poco più di 1.600 a oltre 3.700. Per quasi 8 farmaci a rischio su 10 esiste un corrispettivo equivalente, un dato che conferma l’impensabilità di un sistema farmaceutico privo dei medicinali equivalenti;
7. Mercato Ue e cronicità: gli originator spesso non trovano economicamente vantaggioso produrre farmaci per trattare malattie meno redditizie, anche per questo equivalenti e biosimilari sono sempre più essenziali per la cura delle patologie croniche complesse;
8. L’effetto sulla spesa Ssn: relativamente ai soli farmaci di classe A, ipotizzando che tutte le confezioni di farmaci equivalenti dispensate nel 2023 fossero state vendute ai prezzi dei brand off patent, la spesa farmaceutica sarebbe aumentata di 460 milioni di euro. Dal 2012 ad oggi la cifra avrebbe raggiunto quota 6,250 miliardi di euro.
“Tutte le problematiche preesistenti del comparto si sono ulteriormente esacerbate, rendendo il quadro complessivo decisamente più allarmante – afferma Poma – Ci siamo chiesti cosa accadrebbe se i farmaci equivalenti scomparissero del tutto. Un indebolimento del sistema si tradurrebbe nell’aumento esponenziale del fenomeno delle carenze di farmaci, nella mancata accessibilità ai medicinali da parte delle classi meno abbienti, nell’impossibilità di sostenere le cure di talune malattie croniche, nella riduzione della concorrenza, della biodiversità della produzione e dei principi attivi utilizzati. Il nostro tranquillo e rassicurante ‘take for granted’ non sarebbe più garantito”.
“Per le nostre aziende la prima vera sfida da vincere è quella della sostenibilità industriale: in quest’ottica è indispensabile che venga ripreso il confronto sulla governance farmaceutica, che è prioritaria e chiediamo che in questo ragionamento sia considerata centrale la sostenibilità di tutti i farmaci a basso costo di uso consolidato – commenta il presidente di Egualia, Stefano Collatina – Stiamo toccando con mano ogni giorno nelle farmacie e negli ospedali cosa significa non trovare farmaci che diamo per scontati: dobbiamo invertire la rotta, già in questa legge di Bilancio. Ci sono misure di sistema che possono essere introdotte senza impatto di spesa pubblica, come stabilire che le procedure di gara si svolgano per accordo quadro, e misure che opportunamente programmate posso essere gestibili in termini di impatto economico”. Conclude Collatina: “Torniamo a chiedere che il Governo si impegni nel sostegno alle imprese con solide politiche industriali che agevolino investimenti produttivi locali e che garantiscano maggiore indipendenza strategica nell’approvvigionamento di farmaci e principi attivi per l’Italia, puntando al coordinamento di tutte le misure da mettere in campo”. (fonte: Adnkronos)