Indirizzo
Corso Matteotti 15,
Cremona, CR 26100
di Edoardo Bianchi, Vicepresidente Ance con delega alle opere pubbliche
In un ottimo convegno organizzato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, tenutosi ieri, si è discusso su «Semplificare i lavori pubblici e la centralità del progetto», i lavori sono stati chiusi da un intervento del sottosegretario del Mit Salvatore Margiotta.
Tra i tanti temi affrontati ve ne è uno che ritengo sintomatico delle contraddizioni che caratterizzano la recente azione legislativa in materia di lavori pubblici.
Siamo stati informati che a breve il Mit emetterà una circolare esplicativa/interpretativa perché, relativamente alle previsioni del “Semplificazioni”, vi sono dei riscontri preoccupanti che giungono dai territori di una disapplicazione delle previsioni ivi contenute; «è come se non ci fosse traccia del Semplificazioni», sono le parole testuali utilizzate.
Facciamo un passo indietro.
Prima di scrivere qualsiasi norma (a prescindere dal rango) serve avere una visione, come saggiamente ricordato dal moderatore Giorgio Santilli, di dove si vuole approdare.
Esaminando solo i provvedimenti più recenti, a partire dal Codice 50 in avanti, francamente come Ance non siamo riusciti a comprendere quale idea avesse il legislatore del mercato dei lavori pubblici
In occasione della conversione del Dl Semplificazioni come Ance pur apprezzando alcuni aspetti (nuova configurazione della responsabilità erariale, nuova perimetrazione dell’abuso di ufficio, in primis) denunciammo sin da subito due macro problematiche:
1) eccessiva compressione era stata data alla fase di aggiudicazione quando, invece, i maggiori tempi morti si annidano a monte della gara laddove, cioè, le stazioni appaltanti debbono ottenere le varie autorizzazioni;
2) non si trattava di una Semplificazione bensì di una Deregulation vera e propria.
Ci è stato detto che per un periodo limitato era necessario rinunziare ad alcune garanzie perché lo attuale stato di emergenza lo richiedeva. Non eravamo convinti, ma ne prendemmo atto.
Troppo breve è il tempo sin qui trascorso dalla conversione del Dl Semplificazioni per esprimere giudizi compiuti, ma se il buongiorno si vede dal mattino alcune considerazioni le possiamo fare.
Partendo innanzitutto dal parere avente codice identificativo n. 729 emesso dal Mit lo scorso 16 settembre sull’argomento Pubblicità e Trasparenza.
Ebbene con questo parere il Mit contraddice quanto deciso da Palazzo Chigi in occasione della conversione del Dl Semplificazioni.
Rammento a tutti, per quello che qui interessa, che nel passaggio dal Dl alla Legge Palazzo Chigi individuò la necessità che almeno un livello minimo di pubblicità fosse garantito nell’esperimento delle procedure negoziate.
La procedura negoziata incarna una modalità di invito alle gara particolarmente eccezionale ed avendola resa applicabile sia sopra che sotto soglia si è accentuato ancora di più questo suo profilo straordinario; non prevedere espressamente alcuna forma di pubblicità poteva rappresentare una potenziale stortura del mercato dei lavori pubblici.
In sede di conversione fu previsto che una forma di pubblicità seppur ridotta doveva sempre essere garantita e il legislatore optò per (almeno) una evidenza pubblica dell’avviso della procedura di gara sul sito della stazione appaltante.
Ora il parere del Mit si pone in aperto e netto contrasto con quanto deciso da Palazzo Chigi e dal Parlamento in sede di conversione. Come Ance ci chiediamo come deve essere letto questo cambio di rotta (conflitto istituzionale?) in tema di trasparenza e conoscibilità delle procedure di gara. Forse che la deregulation, in materia di lavori pubblici, prevista diffusamente nell’articolato era troppo tenue ? Veramente occorreva rinforzarla ?
Dissentiamo. Non solo.
Ha perfettamente ragione il sottosegretario Margiotta quando parla di silente disapplicazione. Ci giungono dai territori notizie di problematiche gravose su diversi aspetti che di fatto hanno, alla data odierna, sterilizzato la operatività di molte norme del Semplificazioni, quali ad esempio:
1) Mancata redazione e pagamento dei sal emergenziali;
2) Mancata individuazione delle opere oggetto di commissariamento;
3) Mancata nomina dei commissari;
4) Mancato perfezionamento delle procedure di gara per le quali al 22.02.20 erano state presentate offerte che poi, a causa dello scoppio del covid, non erano state aggiudicate;
5) Mancata attivazione degli accordi quadro aggiudicati già a luglio 2020;
6) Mancata attivazione operativa del Collegio Consultivo Tecnico.
Senza contare che, di fatto, è rimasta inattuata anche la norma che prevedeva ula ulteriore pagamento della anticipazione.
È inutile ripercorrere le tappe e le motivazioni che hanno portato alla genesi del Semplificazioni, ma certo non possiamo non evidenziare che questo continuo filare e disfare la tela fa apparire Penelope una principiante.
Cui prodest ?
Veramente, quanto alle regole, si ritiene che questo modo di agire possa fare riprendere la economia ? Appare stonato se, in un Paese in crisi e da un Sistema sul punto di non ritorno, il mondo dei lavori pubblici chieda e pretenda la giusta attenzione e rispetto? Ora basta!
Fonte: [Il Sole 24 Ore]