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Puglia, la Regione rinuncia al centro unico di cottura esterno per gli ospedali

Sistema “cook and chill” e “fresco-caldo” in 7 centri cottura ospedalieri e non più pasti preparati negli attuali 45 sparsi in tutte le strutture ospedaliere. La regione Puglia rinuncia così ad un unico centro di cottura esterno da affidare con una maxi gara da 500 milioni di euro, durata 9 anni, e ne aumenta il numero fino a 7. Il passaggio da uno solo a 7 centri di cottura non convince però i sindacati di categoria preoccupati della tenuta occupazionale dei 1.200 addetti utilizzati in tutte le cucine ospedaliere della regione. Le rassicurazioni del direttore del Dipartimento politiche della Salute, Giancarlo Ruscitti – ovvero gara con un unico lotto regionale per i 7 centri di cottura, valore 300 milioni di euro e possibilità, per l’azienda aggiudicataria, di provvedere anche al pasto degli oltre 40mila addetti diretti ed indiretti del servizio sanitario pubblico – non sono bastate. E dunque anche se ridimensionata, la delibera della giunta regionale che, a fine marzo, aveva deciso un’unica gara, preparazione in un solo centro, poi trasporto in tutta la regione con riscaldamento e rivitalizzazione dei pasti in loco, cioè nei vari presidi ospedalieri, valore 500 milioni, durata 9 anni e unica centrale di committenza nell’Asl di Bari, continua a non convincere.

L’allarme occupazionale sul destino degli occupati in tutti i centri di cottura ospedalieri esistenti quindi non cessa. Tanto che Filcams Cgil Puglia, Fisascat Cisl Puglia e Uiltucs Uil Puglia hanno chiesto alla regione l’apertura di tavoli tecnici anche per verificare, insieme, il bando di gara ed avere così garanzie certe di tutela occupazionale e reddituale di tutte le lavoratrici e lavoratori oggi impegnati nei vari servizi, perchè neppure l’inserimento della clausola di salvaguardia occupazionale li tranquillizza. I 7 centri cottura di cui hanno parlato i dirigenti dell’assessorato alla Sanità, secondo i sindacati «non garantiranno la continuità occupazionale per tutti, comporteranno grossi problemi di carattere logistico ai dipendenti e non saranno sufficienti a dare le giuste risposte utilizzando il metodo Cook and chill e fresco caldo ai pazienti ricoverati negli ospedali».

Il timore dei sindacati è giustificato alla luce dei centri cottura oggi in servizio nelle due province di Bari e Brindisi,dove le aziende titolari del servizio hanno aperto procedure di licenziamento collettivo o altri strumenti per ridurre i costi del personale, ormai in assenza di ammortizzatori sociali. Dunque la regione ha sì superato la scelta iniziale di un unico centro di cottura esterno, ma non toglie tutti i dubbi del caso. Così anche molti consiglieri regionali, dopo l’incontro di oggi tra regione e sindacati, hanno chiesto che i pasti vengano preparati all’interno degli ospedali perchè il “presunto” risparmio non può essere fatto riducendo la qualità dei pasti e non garantendo gli attuali livelli occupazionali. Quindi, finora, nessuna apertura della regione – denunciano – sulla internalizzazione del servizio di preparazione dei pasti e distribuzione, né sul mantenimento di tutti i centri cottura attualmente esistenti nei vari ospedali, molti dei quali anche recentemente ristrutturati e messi a norma. (fonte: Il Sole24Ore)