Indirizzo
Corso Matteotti 15,
Cremona, CR 26100
A cura del dott. Marco Boni, direttore responsabile di News4market
Spesa sanitaria pro capite a 2000 euro nel centro nord e 1600 euro nel Mezzogiorno. Continua l’emigrazione ospedaliera verso le regioni del Centro-Nord: circa il 10% dei ricoverati per interventi chirurgici acuti si sposta dal Sud verso altre regioni.
NOTE DI SINTESI
Al Sud scarsi servizi a cittadini e imprese. Secondo le analisi della SVIMEZ, i dati sulla spesa per i servizi ai cittadini e alle imprese sfatano il luogo comune su un Sud inondato di risorse pubbliche perse in sprechi e inefficienze. La spesa pro capite delle Amministrazioni pubbliche è pari, nel 2017, a 11.309 euro nel Mezzogiorno e a 14.168 nel Centro-Nord. Un divario che è andato aumentando negli anni Duemila. Lo svantaggio meridionale è molto marcato per la spesa relativa alla formazione e ricerca e sviluppo e cultura, con una quota pro capite rispettivamente dell’80% e del 70% rispetto al Centro-Nord. Molto elevato il divario anche nella sanità (circa 85%). La spesa sanitaria pro capite è di circa 1.800 euro in Italia nel 2016 e di 2.800 nella media UE a 15. Siamo a 3.000 euro circa in Francia e Danimarca e a 3.800 in Germania. Consistente anche il divario interno al nostro Paese: circa 1.600 euro nel Mezzogiorno e 2.000 euro nel Centro-Nord. Significativo anche il divario dell’Italia con l’UE a 15 relativo alla spesa per abitante in prestazioni sociali per famiglie e bambini (circa 500 euro a fronte di 800 nel 2016).
La dotazione relativamente bassa di risorse si traduce in un evidente problema di equità: si amplificano per le fasce economicamente più deboli le difficoltà di accesso ai servizi per soddisfare i bisogni essenziali: l’istruzione, la salute e l’assistenza. Difficoltà che aumentano soprattutto per le famiglie residenti nelle regioni meridionali, per quelle con tre o più minori o con stranieri. Lo squilibrio tra necessità e risposte ricevute si rileva, ad esempio, per le famiglie che hanno un componente con problemi di salute. L’analisi territoriale evidenzia che dove la richiesta è maggiore la risposta è minore: nel Mezzogiorno il 35,6% delle famiglie vorrebbe ricevere aiuto ma solo il 12,5% lo riceve. Sensibile il divario anche al Nord dove il 23,5% vorrebbe ricevere aiuto ma solo il 13,5% lo riceve. Le famiglie del Centro sono quelle che trovano una risposta abbastanza in linea con le loro richieste (il 19,9% vorrebbe ricevere aiuto e il 18,8% lo riceve). Con riguardo ai servizi sanitari, risulta dall’indagine che nel 2016 sono stati utilizzati dal 69,5% delle famiglie e che il 60,4% (circa 15,2 milioni) ha sostenuto delle spese, affrontate con difficoltà nel 62% dei casi. Rispetto al complesso delle famiglie le maggiori difficoltà si osservano in quelle più povere: nel Mezzogiorno (73,2%), nei primi due quintili di reddito la percentuale di famiglie che incontra difficoltà è sensibilmente più elevata (77,9 e 75,5% rispettivamente). A livello territoriale le maggiori difficoltà si incontrano nelle aree meno sviluppate: nel Mezzogiorno la percentuale di famiglie che incontra difficoltà è del 73,2%.
Continua l’emigrazione ospedaliera dal Sud verso il Centro-Nord. La quantità e qualità dei servizi sociali nel Mezzogiorno risultano ancora decisamente inferiori a quelle del resto del Paese. Questo spiega un più elevato tasso di emigrazione ospedaliera verso le regioni del Centro-Nord, riferito ai casi di ricovero per interventi chirurgici acuti.
Nel Mezzogiorno circa il 10% del totale dei residenti ricoverati per tali patologie si sposta verso altre regioni, a fronte di valori compresi tra il 5% e il 6% nelle regioni del Centro-Nord. Il tasso di emigrazione si riduce in Basilicata e Sicilia, resta sostanzialmente stabile in Campania e aumenta in tutte le altre regioni meridionali. Il basso tasso di gradimento dei servizi sanitari al Sud dipende da numerosi fattori, ambientali, strutturali e organizzativi, ma anche da una meno consistente dotazione di posti negli istituiti di cura.
I posti letto in degenza ordinaria per 1.000 abitanti sono, nel 2016, 3,18: 3,37 nel Centro-Nord e 2,82 nel Mezzogiorno. Divari sensibili si rilevano per le lungo degenze e la riabilitazione. Divari ancora più ampi tra Nord e Sud del Paese si rilevano nella dotazione di posti letto nei presidi 30 residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. I posti letto complessivi per 100.000 abitanti, sono 791 nel Centro-Nord e 363 nel Mezzogiorno. Relativamente più equilibrata è la situazione del Mezzogiorno con riguardo ai minori (173 posti letto a fronte di 201 nel Centro-Nord), peraltro, in netto peggioramento dal 2009 soprattutto nelle regioni meridionali. Ampi squilibri si rilevano con riguardo ai posti letto per disabili (53 posti letto a fronte di 100 nel Centro-Nord), e ai posti letto per anziani (1.137 posti letto a fronte di 2.608 nel Centro-Nord).