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Riforma appalti, delega al rallentatore

A un mese dall’ok del Governo il Ddl non è ancora arrivato in Parlamento.

Del testo varato il 12 dicembre si sono perse le tracce. Il rischio è dei tempi lunghi e dell’effetto riforma continua. Un mese non è bastato per compiere i pochi metri che separano Palazzo Chigi dalla una delle sedi del Parlamento. Si allungano – e rischiano di alimentare un “giallo” – i tempi di presentazione ufficiale del Ddl Deleghe approvato dal Governo lo scorso 12 dicembre. Tra i punti-chiave del provvedimento c’è la delega per la riforma del codice degli appalti, dove a fare da protagonista è la scelta di chiudere l’esperimento soft law e con l’attribuzione all’Anac del ruolo di autorità di regolazione del mercato. L’Anticorruzione verrebbe così ridimensionata in uno dei suo poteri più rilevanti tornando così all’era pre-Cantone, almeno sul fronte dell’attività “normativa” vincolante per Pa e imprese. Resterebbero inalterati, invece, gli altri poteri di vigilanza e controllo sul mercato che il nuovo codice ha reso molto più penetranti rispetto al passato.

Tutto questo sempre che la delega venga discussa. Al momento del provvedimento varato dal governo prima di Natale si sono perse le tracce. Difficile pensare che il provvedimento sia stato rimesso in un cassetto. Più probabile ipotizzare che prima o poi, magari tra qualche giorno, venga annunciato i una delle due Camere.

Il problema a quel punto potrebbe al limite riguardare l’attualità delle norme relative al codice. Tutto dipende infatti da quanto in là si spingerà l’opera di correzione al codice che il governo intende portare avanti sfruttando l’occasione del decreto Semplificazioni che è atteso in Aula al Senato. Se ci si limiterà a pochi ritocchi urgenti consegnare un nuovo mandato al governo per riformare il sistema potrebbe avere ancora senso. Se invece si andrà oltre, anticipando a questa fase molti dei contenuti dell’ipotetica riforma (magari intervenendo anche sui poteri Anac come ipotizza qualcuno) allora lasciare in piedi la delega potrebbe avere meno senso. Di per sè la delega si porta dietro comunque due controindicazioni. La prima è il fattore tempo. Come ha segnalato lo stesso presidente dell’Anac Raffaele Cantone un ’operazioni di questo tipo presuppone tempi lunghissimi, a partire dai tempi necessari per varare la delega in Parlamento fino ad arrivare alla messa a punto del decreto legislativo a cura del governo. Basta ricordare quanto accaduto con il codice oggi in vigore: ci volle un anno per approvare la delega, poi scattò la corsa a varare la riforma prima della scadenza imposta dalle direttive europee (18 aprile 2016). Questa volta non ci sarebbe neppure questo vincolo a comprimere i tempi. La seconda controindicazione riguarda gli effetti sul mercato dei continui stop & go legislativi. Poco meno di tre anni fa la riforma, 18 mesi fa il correttivo, ora i ritocchi del Dl Semplificazioni, tra uno o due anni la nuova riforma. Avere buone leggi è fondamentale, ma per gli operatori (e le stazioni appaltanti) conta molto anche poter contare su regole stabili. Altrimenti, di questo passo, anche nel settore delle costruzioni l’unico cantiere sempre aperto rischia di essere quello normativo. (fonte: Il Sole24Ore)